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Intervista al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee, Sandro Gozi
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- Pubblicato Martedì, 29 Aprile 2014 19:24
Europa oggi: un mix altalenante tra incertezze e speranza, dissenso e compromessi.
L’onda d’urto, in continua dilatazione, di questo fenomeno che possiamo definire neonazionalismo europeo, secondo lei, nasce da presupposti concreti, o è solamente il frutto di un malcontento popolare cavalcato ad arte da politici locali?
Credo che l’aumento di queste pulsioni neonazionaliste sia da ricondurre principalmente alla grave crisi economica che ha attanagliato l’Europa negli ultimi anni, la quale ha creato rabbia e frustrazione tra i cittadini più esposti. Rabbia e frustrazione che sono state raccolte, strumentalmente, da forze politiche che hanno promesso facili soluzioni a una situazione molto complessa e che non deve in alcun modo mettere a rischio il progetto europeo. Per questo una politica economica che acceleri la ripresa è quanto mai urgente.
Come giudica questi primi passi del Governo, anche alla luce del richiamo inviato dal Presidente del Consiglio che recita: “l’Italia non viene in Europa come uno studente fuori corso, ma come un Paese fondatore che rispetta i vincoli”?
Le parole del Presidente Renzi sono assolutamente fondamentali. Mi trovano completamente d’accordo poiché questo dev’essere lo spirito con cui affrontare la sfida europea: siamo consapevoli che molto lavoro va fatto nel nostro paese per rendere la nostra economia più competitiva e il nostro sistema istituzionale più efficace. Ma non abbiamo bisogno di lezioni: sappiamo che ci sono delle riforme da portare a termine, e lo faremo. L’Europa sa che può contare sull’Italia.
L’Italia attuale, come del resto anche altri Paesi all’interno dell’UE, ha grosse difficoltà economiche e occupazionali. Pensa che ciò sia dovuto anche a contraccolpi sfavorevoli, intesi questi come cattiva metabolizzazione di fattori esterni negativi, legati all’apertura di mercati socio-economici molto depressi?
Senza dubbio la contingenza internazionale non è favorevole e in un contesto interconnesso come quello attuale è facile che i contraccolpi siano molteplici. Tuttavia io sono convinto che molte delle responsabilità siano da ricercare all’interno del nostro paese: anni di mancate scelte o di scelte errate ci hanno costretto alla condizione che ora vediamo. Faccio un esempio: il mercato del lavoro. Non aver mai messo mano a una
vera riforma che sia in grado di rendere meno ingessato il mercato del lavoro è una responsabilità gravissima della classe dirigente italiana. Ecco perché il governo Renzi intende partire proprio da questa riforma. A fianco di queste misure è importante ricordare i provvedimenti presi per favorire la giustizia sociale, come gli 80 euro in busta paga per i lavoratori dipendenti a basso reddito e lo sblocco dei pagamenti della PA.
Italia: un governo di giovani per dare l’assalto a vecchi problemi. L’Europa come giudica questo cambio di rotta generazionale? Vede azzardato o efficace consegnare il timone della nave Italia all’entusiasmo dinamico di giovani marinai, piuttosto che affidarsi all’esperienza dei capitani di lungo corso per fronteggiare le grandi sfide che il nostro Paese deve inevitabilmente sostenere e vincere?
Pochi giorni dopo l’entrata in carica del Governo mi sono recato, insieme al presidente Renzi, al Consiglio europeo. Ho trovato davvero un’aria diversa nei
nostri partner europei: tutti hanno capito che il governo italiano fa sul serio e che meritiamo fiducia, poiché la determinazione a portare a termine quel programma di riforme, troppo a lungo dimenticato, c’è davvero. A Bruxelles sono convinti della capacità di un governo giovane, competente ed energico: sta a noi dimostrare che non si sono sbagliati.